Nel censimento del 1861 Castel Bolognese contava poco più di 5.200 abitanti. Se si pensa che ben oltre 250 dei suoi figli hanno partecipato alle lotte per l’indipendenza e l’unità dell’Italia, si può ben dire che la nostra città vanti uno dei più alti contributi alla causa dell’Unità Nazionale.
Comunemente si dice che l’Unità d’Italia sia stata promossa da un movimento elitario che faceva capo alla borghesia cittadina e solo secondariamente abbia investito la popolazione. Qui a Castel Bolognese invece furono i figli del popolo a correre alle chiamate delle guerre d’indipendenza, di Garibaldi, dei fratelli Cairoli nel nome del più autentico amor di Patria.
Secondo i documenti ufficiali, peraltro incompleti se confrontati con altri elenchi, 97 castellani parteciparono alle guerre d’indipendenza del 1848-1849; altri 81 alle campagne del 1859 e 1860, alcuni dei quali aggregati alla spedizione garibaldina dei “Mille”, 53 furono alla terza guerra d’indipendenza del 1866. Ma il culmine dell’onore viene nella campagna di Roma: addirittura sono 8 su 70 i castellani volontari accorsi nel 1867 a Villa Glori; 45 furono quelli che combatterono a Monterotondo e Mentana ed alcuni di questi entrarono a Porta Pia nel 1870.
I reduci di queste imprese, molti dei quali ex garibaldini, erano soliti ritrovarsi quotidianamente all’osteria del pozzo, in uno slargo di via Morini, dietro l’abside della chiesa di San Petronio. Qui, all’ombra di un pergolato, seduti sulle panche di legno, sorseggiando un bicchiere di albana, magari anche intingendovi un “brazadèl ‘dla cròs”, rivivevano le gesta eroiche della loro vita spesa per l’Italia ed erano veri libri di storia patria per i tanti bambini che accorrevano ad ascoltarli.
È quindi con orgoglio che Castel Bolognese festeggia quest’anno i 150 anni dell’Unità d’Italia con varie iniziative ed anche con una mostra storico-documentaria, che si svolgerà per tutto il mese di ottobre prossimo, dove si ricorderanno i suoi figli che tanto hanno dato per l’ideale dell’Italia Unita.
PAOLO GRANDI