Perché la Pro Loco ha adottato il simbolo del San Giorgio?

Il San Giorgio nella sua lotta contro il Drago diviene il simbolo della lotta tra il bene e il male.
La leggenda narra che dopo aver ucciso il Drago, questo fosse portato fuori dalla città trascinato da quattro paia di buoi. La tradizione Romagnola vuole che sui carri agricoli venisse riportato il simbolo del San Giorgio e pertanto trovi il suo collegamento al fatto che anche la castellata “Castlè” carro agricolo per il trasporto del vino, un tempo, veniva trainato dai buoi . Sulla base di questi elementi stotici, la Pro Loco scelse di adottare i simboli del San Giorgio e della Castellata proprio per portare avanti la tradizione e ricordare le sue radici.
Inizialmente si diceva che Castel Bolognese fosse stata fondata il 23 aprile data in cui viene celebrata la memoria di San Giorgio. San Giorgio era, insieme a San Petronio, uno dei patroni del paese.



PRO LOCO CASTEL BOLOGNESE



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19 novembre 2011

Antica Ricetta Castellana ….. Il caratteristico “Brazadel d’la cros” di Castel Bolognese

L’antica ricetta tramandataci dal fornaio che aveva il forno della Vecchia Fonda è il seguente:

S’impasti, in acqua e sale, della buona farina bianca; si impasti bene fino ad ottenere un composto “ sodo come i fianchi di una buona sposa”. Staccati dei tocchetti di 80/100 grammi, si ricavino dei “bigoli” della grossezza di un dito e lunghi a sufficienza  per fare un bel cerchietto con una croce di mezzo. Si lasci asciugare almeno dai 10 ai 15 minuti, meglio se di più, perché in superficie si crei una sottile crosta. Si immergano poi, per non più di 3/4 minuti in un ampio paiolo dove sobbolle( ma molto lentamente) dell’acqua dolce. I bracciatelli verranno da soli a galla, per dirci di passarli subito, sempre per 3/4 minuti, in un mastello di acqua fredda. Poi li accoglierà, per la cottura, un forno riscaldato a legna dal quale verranno levati con la “panèra”, una specie di badile di legno con la pala assottigliata in cima.

Nel dialetto locale , viene cosi descritta:

Us si impasta d’la bona farèna cum acqua e sel. Las armèna ben ben fin c’la dventa un cumpost less e sod “cumpagna i fiench d’una sposa ben turnida”. Us tò di gnucaden d’impast et zirca utanta-zent gremm. Us fa un “bigul” gross come un did, che seja long rason d’fè un bel zercett cun la cros in te mezz. Us lasa sughè dis-queng minut, anca un po piò, parchè che fèga un pò la grosta. E pu is mett a moll par tri-quater minut in t’un parol in dov che boll(adèsi adèsi) dl’acqua s-cevda. Quand che i brazadell i ven a gala da par sé, e vò dì che bsogna tirei sò e pasèi, sempar par tri-quater minut, in t’un mastel pì d’aqua freda. Dop, par la cutura, is mett in t’un foran arscaldè a legna da dov chi vnirà cavè cun la “panèra”, una palèta d’legn arstieda in t’la vèta.